Etichette per il food packaging: guarda ora la registrazione completa del webinar
- Alkam

- 7 giorni fa
- Tempo di lettura: 4 min
Nel settore alimentare l’etichetta non è un semplice supporto grafico, ma un vero strumento di comunicazione. È ciò che parla al consumatore quando il prodotto si trova sullo scaffale, spesso in mezzo a decine di alternative quasi identiche. Un’etichetta efficace orienta la scelta, trasmette fiducia, crea valore e differenzia il brand.
Durante il webinar del 12 novembre, guidato da Stefano Clavenna (COO di Alkam) e Jacopo Mencacci (di Paperplane), abbiamo approfondito come progettare etichette più chiare, più coerenti e più efficaci — sia lato branding che lato stampa. In questo articolo trovi la registrazione e una sintesi ragionata di tutti i punti affrontati.
Indice
L’etichetta come voce del brand
I problemi più frequenti nel packaging food
Dal brand alla forma stampata
Visibilità, leggibilità e attrattività
Materiali, finiture e nobilitazioni
Caso studio: Qualitaly
Conclusioni
1. L’etichetta come voce del brand
Un’etichetta efficace è quella che riesce a bilanciare quattro funzioni fondamentali: orientare, informare, rassicurare e coinvolgere. In un contesto come la GDO, in cui l’attenzione del consumatore dura pochi secondi, è l’etichetta a guidare l’intero processo di scelta. La sua capacità di essere chiara e credibile è direttamente collegata alla fiducia che il cliente ripone nel brand.
Nel food service e nel B2B, invece, entra in gioco un altro fattore: l’etichetta diventa un segnale di professionalità e affidabilità nei confronti dell’acquirente, del distributore o dell’operatore che utilizzerà il prodotto.
In entrambi i casi, l’etichetta è molto più della somma dei suoi elementi: è la sintesi visiva del posizionamento del brand.
2. I problemi più comuni del packaging nel food
Uno degli aspetti più ricorrenti che emergono nei progetti di packaging alimentare è la difficoltà nel coniugare estetica, leggibilità e coerenza del brand. Molte etichette risultano poco leggibili perché sovraccariche di informazioni, realizzate con contrasti insufficienti o caratteri troppo piccoli. Altre sono esteticamente curate, ma non dialogano con il posizionamento, generando una dissonanza tra immagine percepita e qualità reale del prodotto.
Un problema diffuso è la scarsa differenziazione a scaffale: categorie molto omogenee tendono a replicare gli stessi codici visivi, rendendo difficile emergere.
Infine, la mancanza di una buona gerarchia visiva porta a etichette in cui tutto è importante e niente lo è davvero. Il risultato? Confusione per il consumatore e minor impatto.
3. Dal brand alla forma stampata
Il progetto di un’etichetta nasce dall’equilibrio tra:
Regole (normative)
Ogni paese ha specifiche diverse: dimensioni del testo, QUID, allergeni, tabella nutrizionale, dichiarazioni obbligatorie. Le slide includono riferimenti utili a Italia, UE e USA.
Prima di progettare bisogna sempre verificare il contesto normativo.
Identità
La brand identity è la forma tangibile della promessa del brand: immaginario, tipografia, colore, elementi grafici, tono di voce.
Fattibilità
Ogni progetto deve confrontarsi con:
limiti cromatici della stampa,
materiali e finiture,
aree di sicurezza,
pieghe e fustelle,
costi di produzione.
Ignorare questi elementi porta a rilavorazioni, ritardi e costi evitabili.
4. Visibilità, leggibilità e attrattività
La capacità di una etichetta di guidare l’occhio del consumatore dipende dalla gerarchia visiva, cioè dall’ordine in cui le informazioni vengono percepite. Alcune categorie favoriscono una lettura a pattern “Z”, altre a pattern “F”. L'importante è dare priorità agli elementi che devono emergere subito: nome prodotto, marca, claim, differenziatori.
La tipografia riveste un ruolo essenziale. Font troppo elaborati o troppo sottili possono compromettere la leggibilità, soprattutto su formati ridotti. Lo stesso vale per il colore: il colore attira, ma è il contrasto che rende leggibile.
Infine, la gestione dello spazio è ciò che determina chiarezza e ordine: un layout arioso comunica professionalità e qualità, mentre uno affollato trasmette incertezza.
5. Materiali, finiture e nobilitazioni
La scelta del materiale è una decisione sia tecnica sia strategica. Carte naturali trasmettono artigianalità, film plastici garantiscono resistenza e praticità, materiali trasparenti trasmettono modernità e leggerezza. Ogni materiale ha impatti diversi sulla resa cromatica, sulla leggibilità e sulla percezione del brand.
Le finiture — come foil, verniciature UV, emboss, soft-touch — aggiungono un livello di esperienza tattile e visiva che può trasformare radicalmente il modo in cui il prodotto viene percepito. Una finitura ben applicata può dare un posizionamento immediatamente più alto allo stesso prodotto, senza modificarne il contenuto.
6. Il caso studio: Qualitaly
Il progetto Qualitaly mostra come un pack ben ripensato possa generare risultati concreti. L’obiettivo era rendere una gamma estesa — oltre 700 referenze — più chiara, leggibile e riconoscibile.
Attraverso una revisione della gerarchia visiva, una palette cromatica più funzionale e un forte allineamento tra design e produzione, il brand ha ottenuto:
una significativa crescita delle vendite,
una presenza più forte a scaffale,
il riconoscimento del Marca Innovation Award 2024.
È la dimostrazione pratica che un’etichetta rivista con metodo può avere un impatto reale sul comportamento del consumatore.
7. Conclusioni
L’etichetta è uno strumento strategico: comunica, orienta, rassicura e vende. Per avere successo deve unire brand, design, leggibilità, materiali e stampa in un unico progetto coerente. In un mercato competitivo come quello alimentare, anche un dettaglio può fare la differenza: un carattere più leggibile, un colore più coerente, un materiale più adatto.
Il webinar ha mostrato come approcciare ogni aspetto in modo integrato e professionale, offrendo strumenti utili a chi si occupa di marketing, packaging o qualità.
Hai bisogno di supporto con le etichette del tuo prodotto? Contattaci cliccando qui.



Commenti